Questo è uno di quei dolci a cui non riesco proprio a resistere! Un profiterol bel fatto è un dolce godereccio, lussurioso e delizioso! Insomma è impossibile non farsi tentare.
Ovviamente serve una buona ricetta e un pò di tempo, ma non è stato complicato come immaginavo.
Dovendo prepararlo per 14 persone e non volendo fare figuracce, ho chiesto la ricetta a Tesorodisuocera (una garanzia!) ed infatti ecco qui il risultato 🙂
Normalmente si contano 3 bignè a porzione e qualcuno in più qualora ci fossero golosi a tavola. Dalla foto non si direbbe, ma nella teglia ci sono 48 bignè!!! Circa tre chili di dolce…più o meno.
Non avendo tempo di farli a mano, i bignè li ho comprati in farmacia, ma ammetto che non ho guardato la marca. In ogni caso ne ho usate 2 buste e mezza.
Questa la ricetta:
per la crema chantilly allo zabaione
– 4 tuorli
– 4 cucchiai di zucchero
– 8 cucchiai di marsala (io ho usato il semi secco, ma quello secco dicono sia più adatto)
– una bustina di vanillina
– 1 litro di panna fresca
per la copertura di cioccolato
– 300 g di cacao amaro in polvere
– 100 g di fecola di patate
– 100 g di zucchero
– 1 bustina di vanillina
– circa mezzo litro di latte o poco più (ma dovrete regolarvi ad occhio a seconda di quanto volete denso il cioccolato)
– 48 bignè senza glutine da farcire.
Iniziamo dalla crema. Mescolate vigorosamente a bagnomaria lo zucchero, i tuorli, la vanillina ed il marsala finchè il composto non si sarà leggermente montato ed addensato, dopo di che fatelo raffreddare in frigo. Nel frattempo montate la panna e poi unitela allo zabaione ormai freddo mescolando per bene e delicatamente.
Una volta pronta la crema farcite i bignè usando una siringa per dolci e posizionateli nella teglia/vassoio daldo la forma che preferite. (dovendolo trasportare per più di un’ora in macchina io ho dato una forma a cupola in modo che entrasse nel portadolci).
Con queste dosi vi avanzerà un pò di crema (anche se riempite come uova i bignè come ho fatto io), potete usarla per decorare l’esterno se non dovete trasportare il dolce come ho fatto io.
Completati i bignè, passate alla copertura di cioccolato. Mettete tutti gli ingredienti secchi nella planetaria e aggiungete il latte poco per volta mentre è in funzione. Appena il cioccolato avrà raggiunto la consistenza che preferite (a me piace denso in modo che non scivoli via dai bignè), smettete di aggiungere il latte e lasciate andare la planetaria per qualche altro minuto in modo da eliminare tutti gli eventuali grumi. Poi, con l’aiuto di un mestolo, versate la cioccolata sui bignè, facendo attenzione a dare una copertura più o meno uniforme (io ho lasciato qualche piccolo punto non coperto perchè esteticamente lo trovavo più bello :P).
Ed ecco qua, il profiterol è pronto per essere divorato! Ovviamente non è arrivato alla fine della giornata 😉
Chi di voi non ha mai sentito parlare delle uova alla Benedict? Se siete un minimo pratici di cucina o se siete solo dei tossico dipendenti di trasmissioni tipo Masterchef Usa, Top Chef e Hell’s Kitchen (come me, hi hi hi!) non potete non conoscerle. Si tratta di un uovo in camicia adagiato su una fetta di pane tostato con prosciutto, il tutto cosparso da salsa olandese… un tripudio di colesterolo e proteine assolutamente irresistibile!
Le persone normali quando tornano a casa alle 10 di sera dopo un’interminabile giornata di lavoro, per cena si preparerebbero al massimo un paio di uova al tegamino, ma visto che normale non lo sono (una che impasta stelline biscottose e sorridenti tanto normale non è…), io mi sono messa ai fornelli col Presidente con un unico ed ambizioso obiettivo: le uova alla Benedict!
E quando mi metto in testa una cosa….quella è! 🙂
La ricetta originale che ho usato la trovate qui.
Questi gli ingredienti:
– 1 uovo
– una fetta di pane tostato (io ho usato il pane affettato Coop senza glutine)
– una fetta di prosciutto (per me crudo e saporito)
– prezzemolo tritato
– un cucchiaio di aceto (da mettere nell’acqua per bollire l’uovo. Dicono che aiuti l’albume ad addensarsi, ma io non l’ho usato)
Per la salsa olandese:
– un tuorlo
– una noce di burro
– mezzo cucchiaino di succo di limone
– sale e pepe
Per prima cosa bisogna tostare il pane sul quale poi si metterà il prosciutto. Dopo di che si passa alle uova in camicia. Se vi dicono che le uova in camicia sono semplici non ci credete! O meglio, cuocersi si cuociono in un attimo, ma farle venire con una forma decente è un’altra faccenda.
Perciò dopo aver studiato attentamente la strategia migliore per non ritrovarmi con una stracciatella di uovo in tegame, ho adottato la tecnica di Julia Child (e chi sennò??). Con una spilla da balia ho fatto delicatamente un buchino sul guscio dell’uovo e l’ho tenuto nell’acqua bollente per 15 secondi. Questa operazione rende appena più denso l’albume ed è più facile che, una volta aperto nell’acqua, rimanga compatto (Julia Child la sapeva lunga….). Poi lo aprite delicatamente in una ciotolina e, dopo aver creato un vortice nell’acqua bollente con un cucchiaio, lo fate scivolare proprio nel centro del mulinello e continuate a girare l’acqua delicatamente. Dopo circa un minuto e mezzo (ma potete tenerlo di più se lo preferite ben cotto), ripescate l’uovo con delicatezza.
Dopo averci lavorato in due, al quarto tentativo io e il Presidente siamo riusciti ad avere l’uovo in camicia perfetto!
Grande soddisfazione!
A questo punto non resta che mettere in un piccolo mixer (nel mio caso un mini frullatore) il tuorlo dell’uovo con il burro fuso e frullare tutto per bene. Quando il composto sarà diventato spumoso, aggiungete il succo di limone, sale, pepe e frullate tutto di nuovo. Il risultato sarà una crema buonissima e assolutamente perfetta sulle uova. (Viva Julia Child!)
Adagiate l’uovo sulla fetta di pane e prosciutto, cospargetelo di salsa, date una spruzzatina di prezzemolo e …. voilat!
Per correttezza confesso che dopo averne mangiate un paio mi sono preparata un bicchierino di robetta effervescente per digerire…. così, giusto per precauzione 😉
Bon appetit!
Questa è stata una delle primissime ricette che ho provato, quando ancora non ero particolarmente pratica di dolci senza glutine e di mix di farine. Ed infatti ho fatto un mezzo casino!
Si. Certo. Se si legge tutto correttamente si. Ma siccome io sono una pasticciona patentata, mi sono sbagliata e ho confuso la dose di zucchero con quella di burro. Ovviamente me ne sono resa condo dopo aver mescolato lo zucchero incriminato con la farina e averci aperto sopra l’uovo…..perfetto.Cominciamo bene! A questo punto non mi è rimasto altro fare che aggiungere la giusta dose di burro e sperare che i biscottini in questione non risultassero tremendamente stucchevoli…. il che, per fortuna, non è avvenuto.
Dopo aver amalgamato tutti gli ingredienti (giusti e sbagliati), ho steso l’impasto col mattarello su un foglio di carta da forno spolverato con un pizzico di farina e poi , con uno stampo a forma di stella, ho ritagliato i biscotti.
Il progetto iniziale era quello di immergere parzialmente le stelline nel cioccolato fuso per creare una sorta di pasticcino, ma temevo che l’eccesso di zucchero avesse reso i biscotti troppo fragili. Così ho sciolto del cioccolato fondente a bagnomaria aggiungendo un pizzico di burro per dare lucidità alla cioccolata (saggio consiglio datomi dal mio tesoro di suocera che riesce a trasformare in una super delizia qualunque tipo di alimento con la sola imposizione delle mani… benedetta donna!), ho messo tutto in una siringa da dolci e… ho disegnato uno smile su ogni biscotto.
Alla fine ho ottenuto dei biscotti dolci e friabili, ma gradevolissimi.
Si tratta di semplicissimi biscottini con un pizzico di cioccolata , ma il firmamento felice che ne è venuto fuori mi ha veramente messo di buon umore. Anche il Presidente, il mio tesoro di uomo, ha molto gradito e li ha spazzolati via in un batter d’occhio. Dunque, promosso il firmamento felice!Ps. con un pò di esperienza in più, per quanto riguarda la farina vi consiglio di usare il mix per crostate e biscotti di Felix e Cappera che trovate qui. Lo xantano è miracoloso e i biscotti che otterrete saranno appena meno sbriciolosi ed assolutamente identici a quelli glutinosi anche nella consistenza, oltre che nel sapore.